Non puoi valutare una scarpa senza analizzare la soletta
Saresti disposto a spendere dei soldi per un bellissimo paio di occhiali ed un ottimo paio di lenti ma con una gradazione sbagliata? Credo proprio di no.
Eppure ogni giorno ciò accade per chi si reca in negozio per acquistare scarpe di qualsiasi tipo, da quelle sportive a quelle eleganti a calzature per uso quotidiano.
Non è difficile infatti fare un’analogia tra scarpe ed occhiali: se montatura e lenti possono essere paragonate alla “scocca” di una scarpa (ovvero la parte esterna, composta da suola e contrafforte), la gradazione delle lenti può essere tranquillamente paragonata alla soletta interna che troviamo di default in ogni paio di scarpe.
Molte persone comprano abitualmente a scatola chiusa un qualcosa (scarpa con soletta) che potenzialmente può danneggiare il nostro equilibrio muscolare tanto quanto una lente da occhiale con gradazione sbagliata.
Il piede legge quello che la soletta scrive
Non so se ti è mai capitato di togliere la soletta dalla scarpa. Beh, se non l’hai mai fatto, inizia, perché è un fattore chiave per la decisione d’acquisto di una buona scarpa.
Sembra assurdo ma una scarpa tecnicamente corretta può risultare catastrofica per il corpo a causa della soletta scelta dall’azienda costruttrice che, inspiegabilmente, mette uno stimolo piuttosto che un altro a contatto con il piede. Viene fatta una selezione dei materiali, dei colori, del design e dell’ergonomia per poi completare il prodotto con una soletta “non pensata”.
Partiamo da una considerazione tanto banale quanto fondamentale: il piede è un recettore. Esso assume informazioni di diverso tipo e le manda al cervello attraverso il sistema nervoso. A questo punto i dati vengono processati e sommati ad altri dati provenienti da altre “stazioni” (ad esempio dagli occhi, dai muscoli, ecc).
Il risultato di questa complessa analisi di informazioni, quasi sempre si riassume in una modifica della tensione muscolare generale, ovvero il tono.
E’ proprio per questo motivo che la scarpa – a contatto con il piede – va presa in considerazione nel suo complesso come uno “stimolo” e analizzata come tale. E’ qualcosa che si relaziona con il cervello, e con esso dialoga: deve sì essere stabile, avere una certa larghezza e non eccedere nella differenza d’altezza punta\tacco (quello che i tecnici definiscono “drop”), ma soprattutto al suo interno non deve nascondere una brutta sorpresa.
Il piede viene troppo spesso sottovalutato e liquidato con dei semplici “tanto si adatta”. Sono solo giustificazioni per delle vere e proprie incompetenze costruttive della scarpa spesso ignorate anche da chi le scarpe le vende e le consiglia.
Qual è la soletta migliore per una scarpa?
In precedenza sul mio blog ho parlato della scelta delle scarpe. Analizzando le caratteristiche del piede possiamo capire qual è la soletta ideale (attenzione soletta non vuol dire plantare!). Per dare qualche suggerimento, in maniera generale, consiglio di diffidare da solette morbide e gommose, che “anestetizzano” il piede, confondendo il concetti di “morbido” con qualche cosa di confortevole. In realtà il nostro recettore plantare non è affatto contento in quanto è strutturato per confrontarsi con il “duro”. Sono preferibili le solette piatte, rigide e senza strani avallamenti o spessori.
Ai recettori del piede che comunicano col cervello infatti, basta anche uno spessore di 1/2mm in alcuni punti specifici per creare una modifica di tensione muscolare che molto spesso influisce in negativo.