Abbiamo già spiegato come postura e posturologia siano due argomenti diversi. In questo articolo continuiamo a parlare di metodologia spiegando che per orientarsi in questa materia abbiamo bisogno di una bussola speciale: ecco quindi che vi riassumo e vi spiego quali sono i punti cardinali della bussola del posturologo, ovvero principi e regole che vanno applicati e rispettati rigorosamente ogni volta che ci si approccia ad un nuovo paziente.
1- Non farti ingannare dal sintomo, ricerca la causa
1- Il sintomo del paziente non è altro che un segno di un sistema poco coordinato: è il campanello d’allarme che ci dice che qualcosa non sta andando, ma non ci dice ancora cos’e in particolare che non sta funzionando come dovrebbe.
Pensiamo ad esempio ai dolori muscoloscheletrici, al classico dolore al ginocchio o alla schiena. Questi sintomi raramente sono l’origine del problema ma solo la zona in cui una disfunzione propriocettiva si sta manifestando.
Quindi, se per un terapista tradizionale saranno proprio queste le zone da manipolare, per il posturologo invece non saranno loro l’oggetto del trattamento; per il posturologo va ricercata una causa che a volte risiede in tutt’altra zona del corpo.
2- L’analisi settoriale non è sufficiente, bisogna analizzare globalmente
Esistono dei segni e sintomi tipici che un soggetto manifesta e che possono già essere indicativi della disfunzione a monte. Quello che in altre materie può sembrare irrilevante, in posturologia non lo è.
Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un nuovo approccio medico. Il focus non è più di tipo settoriale ma diventa generale, quindi il panorama da valutare cambia, ed è molto più vasto.
Porto un esempio quasi paradossale: tutti i giorni valutiamo bambini che frequentemente soffrono di incubi notturni. Modificando il loro territorio percettivo anche questo segno – poco interessante per quasi tutte le aree mediche – dovrebbe migliorare.
E’ sempre bene verificare che diverse aree evolvano in positivo dopo un trattamento percettivo. Sarà opportuno controllare non solo il miglioramento del sintomo principale che il paziente lamentava; il cambiamento in positivo deve avvenire anche per altri segni valutati in pre-trattamento, come l’attenzione, la coordinazione motoria, la qualità del sonno, ecc.
3- La scomparsa del sintomo non basta, il soggetto va controllato su diversi piani
Non ci si può più accontentare di far scomparire un sintomo. Tutti i parametri del nostro soggetto devono rientrare in quadro di funzionamento efficiente e fisiologico. Se così non fosse, stiamo solo creando un compenso che nasconde il sintomo, stiamo togliendo un campanello d’allarme (che il corpo ci stava dando) senza aver risolto il problema. Come abbiamo detto nel punto precedente, più parti dello stesso soggetto dovrebbero migliorare. Lavorando sul solo sintomo si rischia di vederlo ricomparire (recidiva) oppure di vederlo manifestarsi in altra sede e addirittura con altre forme.
Penso a quei casi di blocco mandibolare che col tempo, cercando di “sbloccare” solo la mandibola, si sono trasformati in sindromi vertiginose. In realtà entrambi questi sintomi, mandibola bloccata e vertigini, hanno molto a che fare con le disfunzioni propriocettive.
4- In ambito posturologico la tuttologia è vietata, ad ogni specialista il suo mestiere
Scordati di fare il tuttologo: se ritieni che la strategia non debba passare dalle tue mani impara a passare la palla. Stai facendo un favore al paziente, ma prima di tutto a te stesso.
Da qui nasce l’esigenza, nell’ambito della formazione, di creare un’ottima capacità di valutazione da parte dei corsisti.
Questo lavoro rende accessibile la meraviglia di costruire un grande puzzle a più mani, dove tutti i tasselli devono andare al loro posto. Dall’ortottista, al podologo, al kinesiologo, al fisioterapista, all’oculista, al dentista, ogni professionista “¢posturologo” gioca un ruolo importante a seconda del disturbo del paziente.
Nel mio caso, può capitare che chi si rivolge a me sia convinto che servano trattamenti manuali, per esempio per un mal di schiena. Accade spesso però che dopo alcuni test riesco a capire che quel mal di schiena sia frutto di una disfunzione, ad esempio plantare, che sregola il sistema percettivo generale, e che la schiena non sia altro che il sintomo di quella disfunzione.
E’ proprio grazie ad una batteria di test specifica che è possibile capire, seppur a grandi linee, quale strategia terapeutica potrebbe avere effetto sul paziente.
Inviare questo paziente da un bravo podologo con vere competenze posturologiche sara la miglior soluzione da proporre a quel paziente.
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Corso di Ginnastica Posturale a Vicenza - Andrea Meneguzzo
Dicembre 11, 2019 at 09:58[…] regole predefinite, classico dei protocolli, ma poter presentare ai miei allievi solo quello che veramente credo possa aver senso per loro. Non impongo nessun ritmo e nessuna regola, cerco di guidarli […]
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