Oggi tratteggiamo la descrizione di concetto che mi ha cambiato la vita professionale ed ogni mio tipo di approccio terapeutico: parliamo di Propriocezione.
Il mio rapporto con la Propriocezione
Nei primi anni della mia carriera da terapista cercavo di utilizzare a favore dei miei pazienti quello che di buono avevo “provato” da atleta.
Di fatto, ho sempre usato la forza meccanica (forte pressione delle dita sui tessuti) per trattare la sintomatologia del paziente; poi, venendo a conoscere la Propriocezione, ho imparato ad utilizzare una nuova modalità di dialogo terapista/paziente.
In passato cercavo sempre di lavorare direttamente su un tessuto per avere una risposta in modo diretto; oggi invece, posso utilizzare la mia mano per lanciare un messaggio che, grazie ai recettori meccanici della pelle, arriva fino alla cabina di regia (una parte del cervello), la obbliga a compiere un processo e a rimandare in periferia le nuove informazioni sotto forma di tensione muscolare.
Con che modalità si può trattare un paziente, oggi, da terapista, conoscendo la propriocezione? Io personalmente sfrutto molto la sensibilità della pelle, utilizzando tocchi molto leggeri ma che ben vanno a mettersi in contatto con la parte percettiva, con quella che è la somatorappresentazione.
Capire questa cosa mi ha permesso di vedere anche altre metodologie con occhio diverso, potendo testare e verificare che tipo di risposta ottengo all’interno del protocollo percezione-azione.
Cos’è la Propriocezione
Ogni sistema sensoriale si è evoluto per “captare” un’informazione specifica di energia. Ogni organo di senso contiene delle cellule specializzate, chiamate recettori, che hanno la funzione di convertire l’energia fisica in energia nervosa. Nell’uomo esistono recettori per ognuno dei 5 sensi: per il gusto, per l’olfatto, per il tatto, per l’udito e per la vista.
Ogni “canale sensoriale”, quindi, ha un recettore specifico che risponde a stimoli esterni che sono convertiti in energia nervosa.
- il canale visivo ha come recettore specifico la retina che converte il segnale luminoso in segnale nervoso
- l’udito ha come recettore specifico la coclea che traduce il suono
- l’olfatto tratta i segnali chimici passanti per le fosse nasali
- il gusto, grazie alle papille gustative, processa segnali chimici
- infine sono i meccanocettori e i termocettori che permettono al tatto di trasformare la pressione, la tensione e la temperatura in segnali nervosi.
Quindi, la sensazione si riferisce al rilevamento e al trasporto di informazioni sensoriali al cervello, trattando l’esperienza sensoriale propria indotta dallo stimolo.
Stiamo parlando di entrate sensoriali specifiche che trattano una “singola” sensazione.
Ma esiste in natura un senso che non è specifico come i più noti 5 e che non tratta un solo tipo di stimolo. Parliamo di una vera e propria mappa recettoriale messa a disposizione del cervello, con la possibilità di svolgere più compiti contemporaneamente: la propriocezione. L’unico vero senso diffuso che abbiamo a disposizione!
“La propriocezione, il senso che dà senso agli altri sensi. “(cit. J.P.Roll)