L’inventore del messaggio sensoriale attraverso la via orale: il dott. Alfredo Marino.

PIN

Un importante studio anglosassone ha dimostrato che, dopo 10 anni dalla fine di un trattamento ortodontico, il 70% dei pazienti deve affrontare un nuovo trattamento a causa di recidiva. Che cos’è la recidiva? In parole povere il problema per cui hai richiesto l’intervento medico si ripresenta.

La clinica quotidiana ci presenta casi molto frequenti di pazienti che manifestano numerosi sintomi riconducibili al trattamento ortodontico subito.

 

Non tutti gli ortodontisti sono uguali però: il dott. Alfredo Marino ne è un buon esempio. Vedo in prima linea il suo lavoro tutti giorni, e osservandone i risultati  capisco perché abbia deciso di non seguire le regole classiche quando si trova di fronte ad un paziente che manifesta un sintomo. Se poniamo l’attenzione solo sul disordine manifestato dal paziente c’è un’unica soluzione: utilizzare tutte le competenze e risorse possibili per far sparire quel disordine. E la recidiva in questo ambito è quasi sempre presente.

Risulta molto differente, nelle metodologie e nei risultati, prendersi in carico tutta la storia di un paziente.

Ad esempio: se il sintomo fosse la malocclusione (denti storti)? Di sicuro un’ ortodontista classico cerca di valutare la situazione nel miglior modo possibile, non solo i problemi legati ai denti. Considera anche gli ambiti di respirazione e deglutizione del proprio paziente, per poi scegliere anche la miglior strategia per risolvere quei problemi.

In ottica posturologica, assistiamo ad una vera rivoluzione del concetto: quei denti storti, la cattiva deglutizione e una scarsa competenza respiratoria sono solo lo specchio di un sistema in disfunzione, quindi risulta inutile concentrarsi sulla bocca se prima non si è individuata e risolta la disfunzione, che può essere in un’altra parte del corpo molto lontana dalla bocca.

Lo sento dire dal dott. Alfredo Marino tutti i giorni: quello che da noi viene considerato “storto”( morfologia),  per il cervello di quel paziente è dritto. Significherebbe che si potrebbe trattare anche tale sintomo (denti storti) “manipolando” il sistema sensoriale, senza forzature meccaniche (es. bloccando i denti con un apparecchio). Non mi stanco mai di trovare conferme nel fatto che di fronte ad un sintomo è il trattamento percettivo che permette di trovare una soluzione definitiva.

E’ grazie a questo approccio, unico del dott. Alfredo Marino, che si può “sistemare una bocca” (ottenendo anche un bel sorriso) con la certezza di non creare danni futuri e non incorrendo in recidive.

Il dott. Alfredo Marino svolge l’attività di Ortodontista dal 1983 e si interessa dal 1989 dell’interazione tra l’apparato stomatognatico e controllo posturale.

La strategia del Dott. Alfredo Marino applicata ad un giovane paziente

Senza volermi addentrare nei tecnicismi molto complessi di questa tipologia di trattamento, mi limito a segnare le tappe che sono state affrontate per la cura di questo giovane paziente:

1- in primis valutazione ortodontica;

2- valutazione SDP (sindrome da deficit percettivo) e SDO (sindrome da dispercezione orale) attraverso: la raccolta dei dati (scheda anamnestica – dove vengono indicati dal paziente i suoi sintomi) e una serie di valutazioni specifiche del tono muscolare, della localizzazione spaziale e della percezione multisensoriale;

3- diagnosi. Visto il numero di segni muscolari (dolori fisici), difficoltà di orientarsi nello spazio, alcune difficolta cognitive e gli evidenti segni orali e corretto pensare ad una SDP (sindrome da deficit propriocettivo) con associata una SDO ( sindrome da dispercezione orale) che si verifica quando la bocca interferisce con effetto perturbatore sul territorio percettivo.

4- a questo punto è stata impostata la strategia terapeutica, che ha previsto un trattamento fisioterapico per il ripristino di un corretto funzionamento dei riflessi posturali, per poi passare al trattamento elettivo attraverso l’applicazione di specifiche stimolazioni orali (ALPH, invenzione del dott. Marino).

Da qui in poi il paziente è stato sottoposto a controlli mensili (per i primi 6 mesi) per confermare il corretto riequilibrio sensoriale e la scomparsa di tutti i segni e sintomi indicati in anamnesi e successivamente a controlli con cadenza semestrale, per accompagnarlo a fine cura.

In conclusione, a parte casi particolari e rari, la causa della malocclusione deriva da un disequilibrio muscolare orale; ed è correggendo la propriocezione che si ottiene il risultato di “sistemare una bocca”, senza rischio di recidiva e senza ulteriori danni futuri. Dimenticavo un piccolo particolare: in questo caso non è stato applicato nessun apparecchio ortodontico.

× Posso aiutarti?