Corso di Posturologia: l’arte del testare

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Come sono arrivato al livello attuale di analisi e capacità di trattamento manuale sui pazienti? Lo spiego in questo articolo dove racconto anche il mio percorso in posturologia.

Per tanti anni mi sono impegnato affrontando lo studio di varie tecniche ma, soprattutto, sono andato a vedere come lavorano i grandi esperti dei vari metodi imbattendomi, a volte, proprio nel ‘fondatore’/’inventore’ del metodo stesso.

Lo studio e la ricerca di un nuovo metodo mi è sempre piaciuto, ancora di più quando ho avuto a che fare direttamente con il fondatore di una tecnica. In quella occasione ho avuto la possibilità di capire come una mente geniale “ripensa” un modo di lavorare, quali ragionamenti hanno portato a fare determinate scelte o perché è stato necessario attuare alcune modifiche.

E così, senza voler inventare nulla di nuovo, ma con la sola volontà di trovare un trattamento da poter “sentire” veramente mio, mi sono trovato davanti un primo grande limite: non avevo a disposizione una batteria di test “oggettivi” da somministrare al paziente per capire se ciò che gli stavo proponendo aveva o no un senso logico. Infatti, solitamente, se il trattamento andava a buon fine me lo diceva il paziente oppure il buonsenso, ma ritenevo che ciò non fosse più sufficiente.

Affidandomi al paziente ero troppo legato al feedback che mi veniva dato e alla sensazione che passava sotto le mie mani durante il trattamento. Certo, con gli anni si matura esperienza e il “come ti orienti” acquista sempre più senso, ma sempre senza ottenere una risposta oggettiva.

Ricordo alcuni trattamenti, soprattutto su soggetti sportivi, dove più che un trattamento sembrava un vero e proprio accanimento su un muscolo. Risultato? Dopo una settimana si doveva riprendere tutto da capo e capire se quel muscolo fosse o meno la vera sede da trattare o solo un sovraccarico dovuto da chissà cos’altro. Con un po’ di fortuna siamo sempre riusciti a portare a casa qualche risultato, ma altre volte era veramente frustrante.

Il mio incontro con il dott. Alfredo Marino, capofila della Posturologia in Italia

E’ stato nel 2006, grazie all’incontro col dottor Alfredo Marino, capofila della Posturologia in Italia, che il mio lavoro ha preso una direzione tutta nuova.

Anch’io, all’inizio, legavo la parola posturologia alla parola postura (abbiamo parlato già in questo articolo della differenza tra le due cose).

Nei nostri primi incontri non capivo perché questo dottore, come detto esperto in posturologia, si disinteressasse totalmente di vedere se una spalla era più alta dell’altra o se un piede fosse più in torsione rispetto all’altro. Siamo sempre stati abituati a “curare”, “sistemare”, “trovare un aggiustamento” a queste differenze. Non venivano minimamente presi in considerazione in sede di valutazione nemmeno certi “atteggiamenti di schiena” che avrebbero fatto inorridire il più smaliziato degli ortopedici.

Al contrario, il metodo di analisi del dott. Marino consiste nella richiesta di piccoli movimenti, sempre gli stessi, la valutazione del tono muscolare del paziente (il tono, questo sconosciuto per la stragrande maggioranza dei terapisti!) e l’esecuzione di alcuni test percettivi (e qui la questione diventa complicata). Queste azioni erano la base di partenza per poter strutturare un buon protocollo di lavoro (sono diventate oggi anche le mie).

Sono serviti tanti anni di lavoro, 2 master di specializzazione, e la voglia di mettersi in gioco. Voltare pagina e cambiare radicalmente non è cosa semplice, anche perché i trattamenti con il vecchio sistema tradizionale non andavano del tutto così male. Inoltre i classici trattamenti manuali erano e sono tutt’oggi quelli che i pazienti richiedono e riconoscono come “corretti”.

Nonostante ciò, avevo avuto la fortuna di vedere un professionista che aveva portato il proprio lavoro ad un livello superiore e, dopo l’incontro con Alfredo Marino, la molla è scattata.

In un corso di posturologia devi imparare a testare, ma pochi sono in grado di farlo

Ecco che anch’io, oggi, non mi preoccupo più di quale sarà la tecnica con la quale approcciare il paziente ma testo costantemente la risposta che quel paziente mi dà ad ogni stimolo.

Che io proponga un trattamento manuale generale, una manipolazione specifica o una serie di esercizi, la cosa che verifico prima di ogni altra è la risposta che quello stimolo ha generato sul paziente. E lo faccio attraverso i test del protocollo PERCEZIONE-AZIONE. Gli stessi che insegniamo al Master in Posturologia di Bologna e al nostro Corso di Posturologia a Vicenza.

I test sono un’arma fondamentale, difficile da capire soprattutto in ambito di formazione; gli allievi, soprattutto all’inizio del percorso, vogliono sapere con quale “manualità” si risolve un dato problema. Serve tempo durante il Master in Posturologia per far capire loro che questa è la cosa forse meno interessante.

In terapia manuale esistono molte tecniche efficaci che danno ottimi risultati sotto il profilo sintomatico, ma l’obbiettivo, ripeto ancora una volta, non è quello di portare il paziente in una zona di comfort con assenza di sintomo. L’obiettivo reale è di ricreare un territorio percettivo FISIOLOGICO….. e l’unico mezzo per capire se la missione è compiuta sono i test.

Si cambia punto di vista, si cominciano ad avere delle regole ben precise.

Nella seconda parte di questo articolo vi parlerò di alcuni esempi concreti.

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