Marc Marquez, problema di diplopia, ovvero “vederci doppio”

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Marc Marquez, problema di diplopia, ovvero “vederci doppio”

 

Domenica scorsa, durante alcune prove per il MotoGP d’Indonesia, Marc Marquez è caduto dalla moto in maniera plateale: in seguito a questo fatto è stato reso non idoneo per l’evento motoristico che si sarebbe svolto nel pomeriggio.

In questo articolo vorrei sollevare un punto di vista che non è ancora emerso nella stampa “ufficiale”: quello Posturologico, in ambito di “percezione-azione”.

A cosa sono dovute le cadute di Marquez?

Partiamo dagli effetti della caduta: il referto dei medici parla di trauma cranico. Da qui si è aperto un acceso dibattito sul perché Marc Marquez sia caduto.

La prima ipotesi è di tipo meccanico: alcuni addetti ai lavori hanno parlato di un telaio nuovo su copertoni non adeguati al tipo di telaio costruito da Honda. La seconda ipotesi sentita e diffusa tra gli appassionati dello sport, è che Marc Marquez cerchi di superare, con il suo stile di guida, un limite troppo pericoloso, che lo ha portato troppe volte a contatto con l’asfalto.

 

La mia ipotesi: un problema di percezione

Infine c’è il punto di vista di cui mi occupo io: è un pensiero un po’ laterale rispetto a quelli che sono i normali spunti presi in considerazione e appena citati.

Il riferimento è al fatto che dopo la caduta di Marquez, gli si è ripresentata una sintomatologia particolare classica dei disturbi percettivi che è la diplopia: in questo momento Marc ci vede doppio. Ed era proprio per questo stesso motivo che la sua precedente stagione si era interrotta. 

Parto dalle parole di Valentino Rossi che diceva: “dopo una caduta importante tu non sei più quello di prima”; noi che studiamo propriocezione lo sappiamo bene, e sappiamo bene il perché tu non sia più quello di prima: tutti i tuoi riferimenti che fanno capo alla propriocezione vengono meno.

Bisogna saper riconoscere sintomatologie riconducibili a un deficit percettivo, e conoscendo quella che è la storia o meglio il curriculum di cadute di Marc Marquez, possiamo dire che la diplopia non può essere altro che un disturbo di tipo percettivo, quindi non una vera diplopia “meccanica”, ma una diplopia percettiva.

Mi spiego: il problema non sta negli occhi. Il problema è che il cervello non è più in grado di riconoscere la posizione degli occhi nello spazio, e quindi non riesce più a ricoprire la sua funzione fisiologica.

Chiacchierando con i colleghi, già dopo il primo gravissimo infortunio al braccio, eravamo arrivati alla conclusione che molto probabilmente questo poteva essere l’inizio della sua fine, non tanto perché Marc Marquez non sappia reagire a questi traumi o il talento sia venuto meno, ma semplicemente perché l’immagine predittiva che il cervello di Marc ha, non è più conforme a ciò che poi il suo corpo mette in opera. Questo conflitto, nel caso di Marquez, si è trasformato in un numero infinito di cadute, ricondotte dai più alla sua continua ricerca di superare il limite, ma in un contesto di percezione azione sono assolutamente prevedibili.

 

Le soluzioni per aiutare Marquez

Sarebbe sicuramente un caso stimolante.

Confesso che sarei veramente curioso di vedere quanti parametri legati alla propriocezione sarebbero da trattare e con quale stimolo, Marquez, tenderebbe a normalizzare la sua condizione decisamente perturbata.

Utilizzare entrata orale e visiva, per la diplopia, potrebbe essere la cosa più semplice ma non prima di aver risolto le disfunzioni sui riflessi posturali – vera base per la competenza motoria- create dai vari traumi e interventi chirurgici. Prima mossa: trattamento propriocettivo manuale!

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